T’ai Chi Ch’uan
Il T’ai Chi Ch’uan è il più importante degli stili interni di Kung fu, nella nostra scuola pratichiamo lo stile Yang portato in Italia dal Maestro Chang Dsu Yao negli anni settanta.
T’ai Chi Ch’uan letteralmente vuol dire “boxe della suprema polarità” la forma base, secondo la vecchia intelaiatura stile Yang, è composta da 108 tecniche. Il T’ai Chi Ch’uan è nota come una forma di meditazione dinamica, ma in realtá è un’arte marziale completa con pugni, calci, leve e proiezioni.
Comprende lo studio di forme eseguite lentamente ma poi le tecniche possono essere applicate in combattimenti contro avversari così come è possibile passare allo studio delle forme con le armi e alla pratica di forme avanzate.
Nella nostra scuola studiamo anche altri stili Interni:
Pa Kua Ch’uan, la boxe degli otto trigrammi
Lung Hsing, il Pa Kua del drago
Shing I Ch’uan, la boxe o modello della forma e della mente
Kung Li Ch’uan, la boxe per allenare la forza (esercizio o lavoro sulla respirazione per generare forza/energia)
Liang I Ch’uan, la boxe delle due forze
Scopo degli stili interni è lo sviluppo dell’energia interna, della concentrazione e dell’autocontrollo.
E’ importante sottolineare che avanzando nello studio e nell’abilità nell’uno o nell’altro stile si comprende quanto stili interni ed esterni si compenetrino e si completino: la morbidezza e la forza interiore
del Tai Chi Ch’uan richiedono la velocità e la destrezza dello Shaolin per raggiungere la piena efficacia dell’attacco, mentre la forza vigorosa dello Shaolin Ch’uan richiede la morbidezza e la pienezza interiore del
Tai Chi Chuan per sfuggire all’attacco di un avversario.
Come per lo Shaolin anche la pratica del T’ai Chi inizia con l’esecuzione delle tecniche del Pa Tuan Chin, la ginnastica preparatoria che serve a “stirare” i muscoli, sciogliere le articolazioni e preparare, quindi fisicamente e mentalmente alla pratica del T’ai Chi.
Origini del T’ai Chi
Le origini del T’ai Chi Ch’uan risalgono alla notte dei tempi ed è per questo che esistono diverse versioni inerenti la sua nascita.
Secondo la tradizione popolare il T’ai Chi fu creato da un famoso monaco taoista chiamato Chang San Feng. La leggenda narra che Chang San Feng, esperto di arti marziali, un giorno ebbe modo di assistere al combattimento tra una gru e un serpente.
Quest’ultimo evitava i colpi secchi e rettilinei della gru con movimenti circolari, sinuosi, lenti e continui ma poi contrattaccava con fulminea velocità.
Il monaco comprese allora che in un combattimento la morbidezza e la flessibilità prevalgono sulla durezza e la forza. Egli applicò questi principi alle arti marziali creando così il T’ai Chi Ch’uan.
Chang San Feng
Da allora il T’ai Chi Ch’uan ha avuto una storia di persecuzioni e distruzione ed è stata tramandata soltanto tramite l’insegnamento all’interno delle famiglie e/o mascherando le tecniche marziali come semplici esercizi per il benessere fisico.
Antichi maestri
Gli esami
Con il primo esame di t’ai chi ch’uan si acquisisce il 6° grado di cintura bianca. Il programma prevede:
5° chi – T’ai Chi Ch’uan ti i lu
4° chi – T’ai Chi Ch’uan ti i lu + ti ehr lu
3° chi – T’ai Chi Ch’uan ti i lu + ti ehr lu + ti san lu
2° chi – T’ai Chi Ch’uan ti i lu + ti ehr lu + ti san lu + ti szu lu
1° chi – T’ui Shou Chi Pen Pa Fa
E’ possibile sostenere al massimo due esami all’anno per una adeguata preparazione del programma di passaggio di cintura bianca. Dopo il raggiungimento del 1° chi deve trascorrere almeno un anno per la preparazione dell’esame di cintura nera (1° chieh).
Il CHI – SOFFIO DI VITA
Il concetto di CHI è centrale nelle arti marziali in generale ma fondamentale per il T’ai Chi.
Il Chi è la parte non fisica, o eterea, di una persona e proprio perchè è un qualcosa di non visibile risulta difficile da spiegare ma, secondo la medicina tradizionale cinese, l’organizzazione della parte energetica del corpo umano precede l’organizzazione della sua parte fisica. Questo significa che è il movimento del Chi in tutto il corpo
che causa tutti i pensieri, le emozioni e i movimenti fisici del corpo umano. Uno degli obiettivi della pratica del T’ai Chi è di raffinare il nostro Chi.
Migliorando il corpo energetico, otterremo miglioramenti che su fisico, mente e spirito.
In questo modo avremo il potenziale per guarire noi stessi attraverso la pratica del T’ai Chi.
Ci sono diverse manifestazioni del Chi. Un oggetto inanimato possiede il Chi, ma non ha vita. Ciò significa che non ha Jing, il Jing è la manifestazione del Chi che consente alla vita di esistere. Se un essere vivente possiede un’altra qualità di Chi chiamato Shen, allora avrà la capacità di autoriflessione. La medicina tradizionale cinese ritiene che gli esseri umani siano le uniche creature in possesso di Shen.
Ci sono tre fonti di Chi a nostra disposizione. Queste sono: il Chi con cui siamo nati, il Chi che otteniamo dal cibo e il Chi che otteniamo dalla respirazione. E’ necessario continuare ad alimentare adeguatamente il nostro Chi per mantenerci in salute. Quando si pratica T’ai Chi, il respiro viene sempre dall’addome, deve essere diaframmatico, perchè in questo modo riforniamo le nostre riserve di Chi e aumentiamo la nostra energia vitale.
Riflessioni personali sul Chi
Quando parliamo di CHI sappiamo di toccare un argomento sempre difficile da comprendere e soprattutto da sperimentare. Queste considerazioni, basate sull’esperienza personale, spero facciano riflettere e siano di aiuto a tutti i praticanti di arti marziali.
Se il pensiero non favorisce il circolo del chi, il corpo non si decontrae.
Se il corpo non si decontrae il movimento risulterà grossolano e impacciato.
Se il corpo non si decontrae i muscoli non si rilassano.
Se i muscoli non si rilassano non si distingue lo yin e lo yang ovvero non si distingue il vuoto e il pieno.
Il CHI deve fluire attraverso il pensiero allora il corpo sarà simile al Bambù, elastico e veloce.
Il braccio o la gamba arriveranno al bersaglio come una frusta.
Medita e allenati pensando a questi concetti.
Muovi il CHI con la mente, rilassa il corpo;
Usa il corpo come un mezzo per muovere la tua energia, non risparmiarlo, lui in cambio rimarrà giovane e vitale.